Il paese di Finalborgo (in provincia di Savona) conserva ancora intatte le caratteristiche dell’abitato medievale originario, dal passato storico di una certa importanza. Capitale del Marchesato del Carretto, aveva le caratteristiche di un piccolo stato rimasto indipendente dal XII° al XVI° secolo. Si possono ammirare le mura quattrocentesche sovrastate da due castelli. L’architettura è disegnata da eleganti palazzi rinascimentali e quelli seicenteschi che ricordano la dominazione spagnola e le ricche architetture religiose tra cui il complesso conventuale di Santa Caterina, voluto dai Marchesi del Carretto nella metà nel XIV secolo e occupato dai Domenicani fino al 1802 (data della soppressione degli ordini religiosi) e in seguito (dal 1864) per circa un secolo destinato ad ospitare detenuti.
Il complesso monumentale è caratterizzato da due magnifici chiostri rinascimentali e dalla Chiesa di Santa Caterina, che conserva tracce sia della sua origine quattrocentesca, sia della sua trasformazione in carcere nel XIX secolo. Al suo interno è stato realizzato un auditorium dove si svolgono eventi culturali ed è la sede di una stagione teatrale, in attesa che vengano completati i lavori di restauro del Teatro Ayacardi, definito a ragione dalla Guida del Museo archeologico del Finale “un piccolo gioiello ottocentesco”, la sede più idonea per ospitare allestimenti scenici a carattere teatrale.
Un luogo a poca distanza del mare in cui l‘Associazione artistica musicale ligure in collaborazione con il Teatro Garage di Genova ha prodotto K2 di Patrick Meyers, uno spettacolo dedicato alle imprese alpinistiche della seconda montagna più alta della Terra con i suoi 8611 metri di altezza sul livello del mare, superata dagli 8846 m. dell’Everest, ma considerata la più ardua e difficile da scalare. Una gigantesca piramide quasi perfetta, una caratteristica che gli alpinisti considerano “la montagna delle montagne”. Ancor prima della sua conquista, il K2 era già considerata come la “montagna degli Italiani”. La prima esplorazione da parte di alpinisti italiani risale tra il 1909 e il 1914 condotta da Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi, Vittorio Sella, e da parte degli studiosi Filippo De Filippi, Federico Negrotto, Giotto Dainelli, Olinto Marinelli.
Una montagna che ha ispirato Patrick Meyers un autore americano, il cui testo è andato in scena per la prima volta negli anni ’80 a Brodway e tradotta in lingua tedesca dopo trent’anni da Maxi Obexer. La versione messa in scena a Finalborgo curata da Roberto Tesconi, nel ruolo di protagonista e regista, insieme a Elio Berti e il gruppo musicale dei Subbuglio! si è avvalsa della traduzione e dell’adattamento di Edoardo Erba, con il contributo video di Francesco Bottaro, gli effetti visivi di di Vincenzo Vinotti e le foto video di Emilio Rescigno.
Su un grande schermo scorrevano le immagini di cime innevate dove l’uomo ha sfidato ogni sorta di pericolo e fatica fisica quanto psichica. È la Montagna dove la storia di due uomini diventa sempre più un racconto di due vite, che unite dalla stessa passione per l’alpinismo, si trasformerà con il passare del tempo, in una revisione della propria coscienza, messa a dura prova dall’impossibilità di tornare al campo base. Il personaggio interpretato da Roberto Tesconi subisce una frattura ad una gamba, con l’aggravante di aver perso anche parte dell’attrezzatura necessaria per ridiscendere.
Il compagno di scalata interpretato da Elio Berti si troverà di fronte ad una sofferta scelta di tornare indietro da solo e cercare i soccorsi o restare vicino all’amico sfortunato. Tra i due nasce un dialogo sempre più serrato, a tratti drammatico, ricco di citazioni autobiografiche che raccontano la vita di ciascuno dei due. Due esistenze completamente opposte ma unite da un evento che gli costringerà a fare i conti con la propria coscienza. Tesconi si dimostra sempre più un attore dotato di tutti i registri recitativi, capace di impersonificare ruolo sia comici che drammatici. In K2 è un susseguirsi di stati emotivi che creano un’atmosfera di forte drammaticità.
I dialoghi si fanno sempre più serrati, tesi allo spasimo, dove il dolore fisico è lo specchio in cui si riflettono i propri sentimenti di abbandono alla vita, la nostalgia per la famiglia, il rammarico di non poter più rivedere le persone amate. I recitativi narrati in forma di lettura a due, venivano intervallati da brani musicali composti appositamente dal gruppo musicale dei Subbuglio!, composto da musicisti dotati di un talento innegabile che rispondono ai nomi di Roberto Rosa (basso) Antonio Di Salvo (chitarra), Roberto Grossi (voce), Alfio Badano (batteria), Alessio Briano (tastiere), nel doppio ruolo di compositori ed esecutori, perfettamente integrati nella drammaturgia. La loro musica calzante e dinamica creava quelle giuste atmosfere di suspense, suoni ritmici dove la commistione tra parola e suono, dava la giusta misura dell’incombente finale che non poteva essere a lieto fine.
Tesconi porta in scena insieme a Berti, una storia che racconta bene come l’uomo possa trovarsi in una condizione irreversibile da cui è impossibile tornare indietro. La Montagna richiede le sue vittime (sul K2 le statistiche sono crudeli: ogni 4 scalatori una vittima), e l’impotenza dell’essere umano è talmente evidente che non resta che soccombere al destino. La vita dello scalatore si spegne lentamente e il sopravvissuto resta vicino a lui fino all’ultimo respiro. Le confessioni dei due efficaci interpreti sono il testamento che solo uno dei due porterà dentro di sé per tutta la vita. Uno spettacolo che potrà acquistare maggiore forza con l’uso più contenuto di alcuni passaggi video, non necessariamente indispensabili alla messa in scena che di suo è già completa. Un allestimento da proporre certamente in un ambito come quello del Festival della Montagna di Trento, dove la storia di due uomini sul K2, ha la sua collocazione più congeniale.
K2 di Patrick Meyers
regia di Roberto Tesconi
con Roberto Tesconi e Elio Berti
musiche live dei Subbuglio!
Visto all’auditorium di Santa Caterina di Finalborgo (Savona) il 28 gennaio 2012