RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – Il teatro Duse di Bologna ha ospitato lo spettacolo Il Compleanno, una delle pièce più apprezzate e rappresentate di Harold Pinter. La scena si apre con una ambientazione rassicurante: la cucina di una pensione in cui la proprietaria, interpretata da Maddalena Crippa, forse ingenua ma certamente eccessiva, seguendo un protocollo di banali conversazioni si prepara per la colazione col marito Petey, ruolo affidato a Fernando Maraghin, sfuggente dietro il suo giornale. Aspettano, come ogni mattina, l’unico ospite della pensione, Stanley interpretato da Alessandro Averone: un giovane esagitato ma anche stralunato, che con sciatteria oscilla tra una paludata ed evidentemente rassicurante vita degradata, e un improbabile passato glorioso da musicista. Ha una vaga relazione con la giovane Lulu, personaggio assegnato a Elisa Scatign e l’attesa di un presagito e non meglio definito sconvolgimento radicale, prevedibilmente sciagurato.
Questo evento ineluttabile irrompe in questo microcosmo sospeso, quasi come una burla ma privo di un perché. Due forestieri, Gianluigi Fogacci nei panni di Goldberg e Alessandro Sampaoli in quelli di Mac Cann, si presentano per organizzare il compleanno di Stanley. Sono come una minaccia temuta. I dialoghi con Stanley elevano la tensione e nel buio improvviso dei surreali festeggiamenti, illuminato solo da una torcia, il protagonista subirà la sua definitiva trasformazione e andrà incontro alla sua ineluttabile sorte. L’atmosfera è irreale ed evanescente come può esserlo un evento spaventosamente assurdo e allucinatorio, immerso in un’atmosfera di voluta normalità inglese piccolo borghese. Tutto è giocato nell’immobilità di questa cucina, l’esterno della pensione o le altre stanze non entrano nel racconto.
In questo fermo immagine, con un allestimento scenico tra i più rigorosamente rispettosi alla drammaturgia d Pinter, il regista Peter Stein colloca i personaggi come descritti dal testo, esasperandoli forse un po’ e cristallizzandoli in una fotografia paradigmatica e spietatamente priva di abbellimenti, da mandare a memoria. Il cast di un sicuro livello risponde perfettamente alle indicazioni delineate. La gestualità è accurata e misurata, le dissonanze vocali danno risalto alla parola e disegnano un contrappunto che da solo descrive la tensione descritta dall’autore. Maddalena Crippa, interprete eccellente, crea l’atmosfera surreale in cui civetteria e vaghezza si intersecano efficacemente e contribuisce a creare l’atmosfera che gradatamente va a crearsi sul palcoscenico a fianco dell’impassibile Petey, reso con perfetta puntualità da Fernando Maraghini. Alessandro Averone veste in modo sorprendente e magistrale i panni di Stanley di cui gestisce più che bene gli accenti dello straniamento. Gianluigi Fogacci, impeccabile nel suo garbo, spande tutta l’arroganza richiesta così come fa Alessandro Sampaoli con la spietatezza di Mac Cann. Emilia Scatigno caratterizza bene una Lulu vittima. Come Pinter, Stein non svela il mistero e lascia allo spettatore il pungolo, senza limiti, di cercare una lettura personale dei personaggi in scena.
Visto al Teatro Duse di Bologna il 28 gennaio 2023