RUMOR(S)CENA – NERVI – Sembrano tornati i suoi momenti migliori, e ci auguriamo possa continuare ancora così il Festival del Balletto di Genova Nervi per riconquistare, insieme alla sua ineguagliabile location tra cielo e mare, l’interesse del mondo musicale non solo italiano. Luglio è il suo mese e la programmazione, curata dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova che lo promuove e come di consueto lo organizza, appare non solo molto interessante e ricca, ma soprattutto capace di intercettare, come del resto la stagione operistica e lirica appena conclusa, il diverso e il nuovo, talora anche a scapito dell’immediato gradimento del suo pubblico, ma del resto la finalità di questa Storica Fondazione dovrebbe essere (e per fortuna lo è) quella di appunto promuovere l’Arte, non soltanto il richiamo commerciale, la ormai famigerata ‘bigliettazione’.
Emerge credo, dentro tutto questo, anche una idea di fondo, la concezione cioè della musica come capace di proiettare, non solo immaginificamente ma anche matericamente, fuori di sé il ‘movimento’, e non sembri lapalissiano, che è dentro di sé e che così la struttura. Una proiezione che è innanzitutto reciproca fusione, quasi l’una (la musica) cercasse un suo essere anche fuori di sé, così che l’altra (la danza) potesse trovare il suo esistere dentro di sé. Al di là dell’estetica, anche nella sua metafisica, è questa in fondo la Storia di entrambe, una storia talvolta celata e dimenticata nei reciproci tecnicismi e nelle difformi specializzazioni. È stato questo anche il caso di La Nona (dal caos al corpo) andato in scena nell’Arena di Villa Grimaldi Fassio nei Parchi di Nervi, uno spettacolo che ruota, come attorno ad un immobile motore di dinamica energia, e così latu senso emana dalla Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, in una dimensione che si fa immediatamente figurativa con i due concertisti, Luca Ballerini e Stefania Cafar che sembrano essi stessi immersi, emergendone bravamente, nella musica, sullo sfondo, al confine tra palcoscenico e mondo.
Quasi fosse un Maelstrom che accade improvvisamente i danzatori precipitano dai lati sulla scena a formare movimenti che dall’indistinto producono una consapevolezza scenica e narrativa di cui il corpo si fa insieme latore e destinatario. Una umanità in moto continuo che trova in sé stessa la propria permanenza, di cui l’eternità del divino, nelle mille forme storiche e metafisiche che essa stessa, tra logos e trascendenza, ha man mano prodotto, è continua eco e persistente riflesso. Solo nella materia e nel corpo dunque sembrano potersi custodire ogni scienza, ogni coscienza ed ogni fede religiosamente laica.
Su questo mare di suggestioni, ad un certo punto, naviga infatti anche la parola in una breve drammaturgia che si ispira al sacro dei Salmi ed al profano dello spettacolo che, metafora della vita, transita il mondo. E con essa il canto, che della parola lirica di Schiller spreme il succo più profondo, fermentando dionisicamente ogni significato. Se Beethoven, con la sua visionarietà che sta tra la ragione e il sentimento (ricordiamo Jane Austen) ed è propria di una stagione artistica di cui è il simbolo, è l’occasione, lo spettacolo sa andare anche oltre Beethoven sfruttando lo slancio di una tensione che man mano si acquieta nell’esserci dentro l’universo, umanamente insieme. Molto capaci, come detto i due concertisti, mentre la bella coreografia di Roberto Zappalà, che ha curato anche la regia complessiva, si giova, e in fondo approfitta, di una compagnia (la sua) che sa dare della danza moderna, dopo Carolyn Carlson e Pina Bausch, una interpretazione efficace ed anche innovativa.
Meno bene forse per quanto riguarda la drammaturgia, talora lontana, nella sua parziale genericità, dal climax complessivo, mentre la voce del Soprano Marianna Cappellani è parsa, suo malgrado forse, un po’ disturbata da una microfonatura che non ha saputo sterilizzare efficacemente una situazione di forte vento, con risultati non sempre perfetti nel canto. Uno spettacolo comunque di valore, e ritornando al grande compositore tedesco, mi si permetta una significativa citazione, riportata nel foglio di sala, del Maestro Daniel Barenboim che riferisce della risposta di un anonimo spettatore africano che mai aveva ascoltato la sinfonia: <<Ho avuto la percezione che stesse dichiarando qualcosa di grande importanza per l’umanità>>. Al Nervi Music Ballet 2023, mercoledì 12 luglio. Molti applausi da un pubblico in buona parte di giovani e giovanissimi sulla strada dell’arte.
La Nona (Dal caos, il corpo), una coreografia di Roberto Zappalà, vincitrice del premio Danza&Danza 2015. Sul palco i danzatori Andrea Rachele Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini, Anna Forzutti, Marco Mantovani, Gaia Occhipinti, Fernando Roldan Ferrer, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Alessandra Verona, Erik Zarcone e Maud de la Purification (assistente alle coreografie). Accompagnamento musicale del soprano Marianna Cappellani e dei pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro. Regia, scene e costumi di Roberto Zappalà, assistente alle scene e costumi Debora Privitera, testi a cura di Nello Calabrò, direzione tecnica di Sammy Torrisi. Ingegnere del suono Gaetano Leonardi, management di Vittorio Stasi, assistente di produzione Federica Cincotti, direzione generale di Maria Inguscio. Una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale, dal progetto Transiti Humanitatis, in collaborazione con ImPulsTanz – Vienna International Dance Festival (Vienna), Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Garibaldi / Unione dei Teatri d’Europa (Palermo), Teatro Massimo Bellini (Catania) con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
Visto al Nervi Music Ballet, mercoledì 12 luglio 2023