Recensioni — 07/09/2023 at 09:44

L’Hangar Teatri di Trieste: un’officina di creazioni artistiche

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RUMOR(S)CENA – TRIESTE – A Trieste c’è uno spazio deputato agli spettacoli che si chiama Hangar Teatri e non è un caso: è stato costruito dentro una ex carrozzeria per automobili. Il contrario di quanto accade altrove, dove da teatri e cinema la loro destinazione d’uso si trasforma in centro commerciale, o anche in supermercato come è accaduto a Venezia con l’ex Teatro Italia, un vero gioiello architettonico e artistico, dove ora si fa la spesa alimentare al posto di andare a vedere uno spettacolo. Hangar Teatri a Trieste invece è un piccolo capolavoro di intelligenza creativa e gestionale, dove in città è divenuto una sede deputata allo spettacolo ma anche di aggregazione sociale e culturale. Concepito come luogo di creazione e di formazione culturale e artistica, un motore di attività e una presenza permanenti nella città capace di ospita programmazioni culturali e percorsi di formazione artistiche e professionali, nel settore culturale e non solo; è un luogo per tutti ed è inclusivo. Uno spazio per molteplici esperienze artistiche e a pubblici diversi per età e provenienza.

Alla creazione artistica vengono affiancate anche competenze di tipo progettuale, gestionale e di comunicazione nella realizzazione di progetti sviluppati con i diversi partner presenti a livello territoriale e transfrontaliero. Un centro d’eccellenza gestito da un team di giovani professionisti animati da uno spirito di collaborazione e coesione come pochi altri gruppi artistico-teatrali presenti in Italia. Lo staff è composto da 9 persone fisse, con diversi collaboratori con cui Hangar Teatri lavora durante l’anno (come gli insegnanti dei corsi annuali), fino a 20 persone. Dal 2021 il Teatro Degli Sterpi (l’ente gestore del luogo) è riconosciuto dal FUS e dal 2023 Hangar Teatri è entrato a far parte dei beneficiari dei bandi triennali della Regione FVG per i teatri di ospitalità. La visita effettuata a Trieste è servita a conoscere questa realtà su cui poter fare una riflessione sullo stato dell’arte della produzione teatrale e culturale in una terra di confine. L’impressione colta è stata altamente positiva, sia per il livello artistico gestionale e professionale, sia per l’apporto umano che l’intero staff dimostra di possedere. Cosa comporta orientare il lavoro artistico e organizzativo in una dimensione così apparentemente ristretta ed avere un riscontro positivo da parte del pubblico?

Lo spiegano gli stessi responsabili di Hangar Teatri: «il nostro teatro è pensato a misura di persona dove è ancora possibile un reale contatto umano». Dichiarazione che trova corrispondenza per chi scrive e approvata pienamente dopo anni di militanza nell’ambiente teatrale e artistico in generale. Più volte è accaduto di trovarsi in situazioni dove l’autoreferenzialità era di casa, composta da operatori del settore, critici e uno sparuto manipoli di spettatori. A Trieste questo luogo deputato agli spettacoli si trova in una posizione centrale situato in un quartiere ad alta densità abitativa che favorisce l’integrazione e una intelligente promozione che crei inclusione sociale, grazie anche ad una conduzione giovanile e dinamica capace di cogliere le nuove tendenze in campo artistico. In questo periodo estivo il Teatro degli Sterpi (un’associazione di promozione sociale nata nel novembre del 2016 che cura e gestisce la stagione di spettacoli e i corsi di teatro, danza e musica di Hangar Teatri), ha organizzato gli eventi di Trieste Estate fuoricentro nei rioni di Servola, Valmaura, Altura, Borgo San Sergio, San Giovanni, San Giacomo, Rozzol Melara e Opicina, Prosecco e nei prossimi giorni andranno anche a Barcola, Gretta, Roiano e Barriera vecchia!

María regia e con Elena-Delithanassis produzione Hangar Teatri

La poetica che sta alla base del lavoro viene esplicitata con molta chiarezza: «Hangar Teatri vuole essere un centro di produzione artistica dove confluiscono diversi stili e visioni. Il nucleo artistico formato da diverse entità, le “produzioni Hangar Teatri” hanno un’identità plurale. Crediamo fortemente che la ricerca artistica debba nascere da un momento di scelta e riflessione personale in relazione al proprio vissuto e alla propria crescita, che si arricchisce degli stimoli offerti da una formazione costante, individuale e collettiva. Concepiamo il teatro come strumento comunicativo in grado di trasmettere forti emozioni e di veicolare contenuti a partire da storie del territorio o da adattamenti di racconti e opere di autori classici e/o contemporanei.

Auspichiamo che il pubblico possa essere autore del proprio pensiero in una dimensione libera da giudizi, di libera interpretazione e immaginazione. Il repertorio fin qua sviluppato include produzioni basate su visioni poetiche dove il corpo e la parola si fondono per creare immagini coreografiche a forte impatto espressivo e dense di emozioni, come per “Maria” visto all’Hangar Teatri nella scorsa primavera: uno spettacolo sull’ineluttabilità del destino, liberamente ispirato al racconto “Sono venuta solo per telefonare”, tratto dai “Dodici racconti raminghi” di Gabriel García Márquez. La regia di Elena Delithanassis  anche in scena con Marco Palazzoni e Ilaria Santostefano, con la voce fuori scena di Fulvio Falzarano. Si percepisce fin dall’inizio un’atmosfera onirica come in una sorta di sogno dove la coscienza umana si addentra in un luogo recondito e metafisico. Suggestioni capaci di trasmettere una sorta di coinvolgimento emotivo, così come accade spesso nella lettura di romanzi di romanzi. E non è un caso che Elena Delithanassis nelle sue note di regia spiega l’ispirazione da cui ha tratto lo spettacolo: «Nel 2014 intrapresi un viaggio in Colombia da una mia amica italo-colombiana, la quale mi regalò un libro, i “Dodici racconti raminghi” di Gabriel García Márquez.

María Marco Palazzoni e Elena-Delithanassis produzione Hangar Teatri

Lo lessi in poco tempo e ne rimasi molto entusiasta. Definii i racconti “un’esplosione di fantasia mescolata alla terra”. Mi appassionai di uno in particolare: “Sono venuta solo per telefonare”, forse a causa della mia città, Trieste, che fin da bambina mi insegnò a pensare che “i matti, non sono matti” oppure per le abilissime doti di Márquez nell’arte di raccontare, oppure più semplicemente per il mio istinto». In “Maria”, grazie ad un sapiente e intelligente lavoro di assemblaggio drammaturgico, la narrazione assume sempre più una visione poetica quanto drammatica per come la storia vira verso risvolti che assumono una connotazione tragica in cui la protagonista si vede costretta a subire.

Un’ex ballerina la cui professione è quella di assistere un prestigiatore e compagna anche nella vita si ritrova a chiedere un passaggio ad un autobus e richiedere aiuto per la sua auto bloccata da un guasto. La sua destinazione non sarà quella desiderata, ma si ritroverà rinchiusa in un ospedale psichiatrico, la cui libertà verrà privata da un’infermiera capace di infierire sulla dignità della sventurata donna. Si assiste ad una sequenza di azioni dove il “realismo magico, caratteristica fondamentale che si può riscontrare Si assiste ad una sequenza di azioni dove il “realismo magico, caratteristica fondamentale di una corrente letteraria latinoamericana, in cui vengono descritti avvenimenti assurdi al limite del paranormale, descritti come fatti e azioni di vita quotidiana comuni. Esponenti di spicco di questa corrente sono stati Gabriel Garcia Marquez con “Cent’anni di solitudine” e Isabelle Allende, con “La casa degli spiriti”. In “Maria” si assiste ad una condizione di vita surreale a cui lo spettatore è chiamato in prima persona a riflettere sulla stessa condizione dell’animo umano.

Visto all’Hangar Teatri di Trieste il 1 aprile 2023

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