RUMOR(S)CENA – REGGIO EMILIA – John Zorn è uno dei compositori più influenti degli anni a cavallo tra il XX° e XXI° secolo, capace di attraversare qualsiasi genere musicale, grazie ad una inventiva unica, una capacità di sintesi originale e una abilità imprenditoriale che ha saputo coinvolgere alcuni dei musicisti più influenti degli ultimi cinquant’anni. A partire dai primi approcci con la musica contemporanea di John Cage e Mauricio Kagel, per passare alla rivelazione del free jazz di Cecil Taylor e Albert Ayler, che gli hanno fatto scoprire il sassofono diventato il suo principale strumento, fino alla riscoperta del patrimonio sonoro tradizionale ebraico, il klezmer, le sperimentazioni noise e l’heavy metal, Zorn è riuscito a costruire un universo musicale unico e intriso di citazioni filosofiche, mistiche ed esoteriche che ne hanno sempre contraddistinto la sterminata produzione.
La seconda parte della maratona Zorn@70, un ciclo di concerti per festeggiare il settantesimo compleanno del compositore newyorkese, si è tenuta a Reggio Emilia nell’ambito di Aperto festival, con quattro dei suoi attuali progetti musicali, scelti tra quelli con uno sviluppo più armonico e melodico rispetto alla prima serata, ma sempre caratterizzati da un dinamismo spiccato.
Ha aperto la serata il duo costituito dal soprano Barbara Hannigan, una delle interpreti di musica contemporanea più celebrate, e il pianista Stephen Gosling, che hanno presentato Split the Lark, un ciclo di canzoni ispirate ai testi di Emily Dickinson. In questi brani la maestria compositiva di Zorn incontra e sottolinea le grandi abilità vocali della Hanningan, capace di passare da vocalizzi potenti a sussurri profondi, alternando momenti lirici e dolci melodie a improvvise accelerazioni in un dialogo continuo con il pianoforte, che immerge le delicate melodie vocali in una cascata di note liquide e cristalline.
Nella seconda parte si uniscono a Gosling e Hannigan il contrabbassista Jorge Roeder e il batterista Ches Smith, che nella breve Star Catcher affiancano a piano e voce una parte improvvisativa di stampo free jazz, in un contrasto solo apparentemente stridente. Le frenetiche note di Roeder e il mulinare di bacchette di Smith fanno emergere una struttura dal caos, in un dialogo efficace con le melodie struggenti e liriche di pianoforte e voce.
Il terzo capitolo della serata vede esibirsi un trio composto dalla stessa sezione ritmica, Jorge Roeder al contrabbasso e Ches Smith alla batteria, a cui si unisce Brian Marsella al pianoforte, in una riduzione del progetto per quartetto Incerto, che in origine comprende anche il chitarrista Julian Lage. Il trio interpreta la Suite for Piano, una composizione che a dispetto del nome è fondamentalmente una classica serie di composizioni per trio jazz in cui si inseriscono interferenze di musica contemporanea. Marsella è un pianista di formazione classica dotato di grande tecnica, rapidissimo nelle evoluzioni sulla tastiera e perfetto interprete delle composizioni nervose e aggressive di questo progetto di Zorn.
In questo caso gli stilemi jazz hard bop sono accelerati al massimo, con la potente sezione ritmica già vista in precedenza, che conferma l’estrema creatività di Roeder e Smith ai rispettivi strumenti, mentre Marsella cuce con grande abilità al pianoforte la sintesi che Zorn è riuscito a creare tra improvvisazione free e stilemi Schonberghiani. Anche in questo caso il caos sonoro è apparente, ed è sempre presente una solida struttura melodica che unisce le suggestioni contemporanee al jazz più classico, in una fusione che solo Zorn riesce a creare così efficacemente.
Chiude la serata quello che è il progetto più noto e forse più completo della produzione di Zorn, il Masada New Quartet, che rinnova l’originale proposta del Masada Quartet fondato nel 1994 per racchiudere in un unicum tutte le influenze principali di Zorn: le radici ebraiche, il jazz, la musica da camera, l’improvvisazione, la melodia lirica. Questa nuova formazione è composta dallo stesso Zorn al sassofono, Julian Lage alla chitarra, attualmente uno dei migliori chitarristi jazz in scena, che sostituisce la tromba di Dave Douglas presente nel quartetto originale, Jorge Roeder al contrabbasso e lo storico collaboratore Kenny Wollesen alla batteria, da oltre trent’anni al fianco di Zorn. La musica in questo caso scorre fluida, con una intesa precisa e quasi telepatica tra i quattro musicisti, con Zorn che resta in primo piano e dirige con gesti nervosi gli altri strumentisti.
Le melodie klezmer si alternano a riff velocissimi, brevi improvvisazioni e botta e risposta tra il sax e la chitarra di Lage, qui un po’ costretto dalla partitura zorniana, ma sempre preciso e originale con i suoi toni taglienti, molto efficaci nel rendere viva la scrittura musicale. In questo progetto Roeder rivela al contrabbasso una vena lirica intensa ed emozionale non presente nelle precedenti esibizioni, travalicando il mero lavoro di sostegno ritmico, mentre Wollesen come sempre sostiene il tutto alla batteria con grande raffinatezza. Una degna conclusione di serata prima del capitolo finale della maratona.
Visto il 31 ottobre 2023 al Teatro Valli di Reggio Emilia