RUMOR(S)CENA – CATANIA – Il Teatro Giovanni Verga di Catania ha ospitato in apertura dell’odierna stagione di prosa del Teatro Stabile, il corposo capolavoro di Lev Tolstoj, “Anna Karenina”, produzione Stabile di Catania e Biondo Stabile di Palermo. In scena una fedele e spettacolare trasposizione drammaturgica di “Anna Karenina” proposta da Luca De Fusco e Gianni Garrera che si sono avvalsi, oltre che di un cast affiatato guidato da una convincente Galatea Ranzi, nel ruolo del titolo, delle monumentali scene e degli eleganti costumi di Marta Crisolini Malatesta, delle calzanti musiche di Ran Bagno, del gioco luci di Gigi Saccomandi e delle video proiezioni di Alessandro Papa.
Nello spettacolo, dove, come nel romanzo, tutto inizia e termina con un treno, emblema dell’opera, spicca la protagonista, la sensuale Anna Karenina, in una scenografia imponente, quella di un oscuro palazzo pluriprospettico e che si sofferma sulle vicende che ruotano intorno alla protagonista e sui meccanismi che stanno dietro alle tre coppie che sono tre metafore di tre destini: quello maledetto, complesso, ma pieno di passione, di Anna e Vronjskij, quello amaro e fallimentare di Stiva e Dolly e quello invece sereno e benedetto di Levin e Kitty.
La pièce mantiene lo spirito e la forza letteraria del testo-capolavoro di Tolstoj e sia pur con dei necessari tagli ed altri accorgimenti, regala allo spettatore una operazione che si sviluppa in due atti di circa 2 ore e 40 minuti. La regia di Luca De Fusco è contrassegnata da un taglio, da un montaggio veloce, cinematografico, con brevi scene ed una grammatica visivo-musicale, ormai consueta nelle sue regie, con i commenti di Tolstoj affidati agli stessi attori che interpretano i diversi ruoli. Per mantenere viva l’attenzione del pubblico e non rendere faticoso lo spettacolo la regia ha pensato ad un accorgimento già adoperato in altre sue produzioni, ovvero condensare le scene su un velato che avvolge l’intero palco e dove si proiettano, attraverso l’opera di Alessandro Papa, immagini e filmati, quali frasi del testo, primi piani, il ballo, la neve di Mosca, la corsa dei cavalli, il Teatro, le scene d’amore ed il tutto si innesca al percorso dei due amanti Anna e Vronskij.
L’intricata vicenda, che ricordiamo risale al 1877, si concentra su una nobiltà e borghesia russa ipocrita e di una certa ambigua apertura mentale e si chiude con la protagonista, ormai gelosa, depressa e rifiutata dalla società, che si suicida buttandosi, alla stazione di Mosca, sotto un treno che sbuffa e liberandosi così di tutti e dalle sue ossessioni.
Alla superba Galatea Ranzi, nel suo elegante vestito nero, si affianca il suo amore disperato e gridato in faccia al marito ed a tutti per l’ufficiale in verde Vronskij di Giacinto Palmerini e poi, in una scena oscura di un grande palazzo dove i vari personaggi sembrano spiarsi e recitano pure le didascalie del romanzo, si consumano le tresche familiari, i drammi, le delusioni e si muovono efficacemente i vari personaggi: il Karenin di Paolo Serra, l’Oblonskij di Stefano Santospago, il Levin di Francesco Biscione, la Dolly di Debora Bernardi, la Kitty di Mersila Sokoli, la Betsy di Giovanna Mangiù e la Lidija di Irene Tetto. Alla fine, per una operazione complessa, imponente, con una attenta regia e con un cast di notevole valore interpretativo, i convinti applausi del pubblico.
Visto l’8 novembre 2023 al Teatro Verga di Catania