RUMOR(S)CENA – PARMA – Il termine singspiel, significa letteralmente “recita cantata”, un genere operistico in voga tra il XVIII e il XIX secolo nella zona austroungarica, la cui caratteristica era di alternare parti cantate a parti recitate, a differenza dell’opera italiana che prevede tutt’ora recitativi cantati. In queste tipologie di opere le parti recitate in tedesco sono come nel teatro di prosa, in semplici strofe simili ai Lieder, le romanze. Questo genere che appartiene al teatro di scrittura popolare, è l’equivalente dell’òpera comique francese, al ballo d’opera inglese e alla zanzuela spagnola, evidenti anticipazioni del genere operetta.
Apparentemente, l’ideazione SINGSPIELE, della coreografa e regista Maguy Marin, concepita nel 2014, andata in scena presso il Teatro DUE a Parma, ed interpretata da David Mambouch, artista e figlio della stessa, potrebbe sembrare un titolo distonico, rispetto al contenuto della rappresentazione, che irrompe nel silenzio di una lenta cadenza ritmica e perpetua, con disarmante semplicità e trasparenza ed un guizzo di follìa, che evidenzia la genialità, in una operazione scenica ricca di contenuti stilistici, ove nulla è lasciato al caso. La straordinaria capacità della coreografa franco spagnola Marin, di saper ridurre ai minimi termini, smembrare il movimento in danza, per ricomporlo in gesto autentico che coglie dai gesti quotidiani dell’essere umano, è certo la cifra stilistica che la contraddistingue in ormai quarant’anni di lunga carriera, e di cui i teatri di Parma e Reggio Emilia , le rendono omaggio in una corposa e raffinata vetrina di eventi all’interno del Festival RPF Danza, in cui workshop, mostra fotografica con materiali inediti e spettacoli cult, si articolano nei mesi di novembre e dicembre, presso, il teatro DUE, teatro Regio di Parma, teatro Valli, teatro Ariosto e teatro Cavallerizza di Reggio Emilia.
Con la lentezza che si addice al teatro giapponese del NO, l’assolo di David Mambouch diviene un’opera poetica, che racchiude in sè tutte le sfumature popolari dell’òpera comique francaise, del grottesco, sempre al limite del politically correct, incorniciando volti da sfogliare e strappare ad un unico corpo in metamorfosi, che si atteggia e si plasma trasformandosi in corpi senza tempo in divenire lungo una parete che ne scandisce l’incedere spaziotemporale dei passi. Operazione fisica di tenuta e contrazione che porta l’artista in scena, a compiere questa liturgia, cadenzata da attimi di recupero, per procedere nel calarsi in altri volti, altre anime, compresa quella del diavolo, che spaziano dalla gente comune a personaggi famosi della politica, dell’arte, della comicità, cogliendone le sfumature del bene e del male.
Spettacolo creato al Thèatre Garonne a Tolosa, la performance teatrale, trova la sua inclinazione sperimentale oltre i confini della danza, spogliata degli abiti visivi del movimento, ove permane la struttura corale per più personaggi in scena, articolata e snodata per un ipotetico ensemble ridotto ad uno solo. La complessità e la precisione di Maguy Marin, considerata esponente della nouvelle danse, si rivelano al pubblico, nella mostra allestita al Teatro DUE di Parma, in cui sono evidenziati gli strumenti utilizzati nel processo creativo e nella trascrizione del linguaggio coreografico per lo spostamento nello spazio, in cui parola, testo, note, spartiti e organigrammi tessuti come un codice di geometria descrittiva, riassumono i canoni con cui, fissa, il pensiero, il movimento e le emozioni, in una personalissima forma di scrittura coreografica da fare invidia alla ben nota struttura Labanotation ideata da Rudolf Von Laban.
Visto al Teatro DUE di Parma il 15 novembre 2023