RUMOR(S)CENA – MILANO – Il Premio Scenario è nato nel 1987 con lo scopo statutario di valorizzare nuove idee, progetti e visioni di teatro, individuando nel rapporto fra le generazioni e nella trasmissione dell’esperienza i fondamenti per la vitalità e lo sviluppo della cultura teatrale. I quattro spettacoli visti nella rassegna Generazione Scenario 2023 sono l’esito di una selezione di progetti realizzati da compagnie sotto i trentacinque anni e valutati da una qualificata giuria, presieduta da Daniela Villa e composta da Giulia Guerra, Fabiana Iacozzilli, Cristina Valenti e Jacopo Maj, nella forma di studio scenico di venti minuti
La costanza della mia vita, segnalazione speciale della giuria, è un coinvolgente esempio di teatro di narrazione, scritto e interpretato dal bravo Pietro Giannini (un genovese nato nel terzo millennio) che ci introduce e accompagna, senza sbavature sentimentali, nella particolare logica, surreale ma intrigante, di un bambino di nove anni, con toni di verità mediante i quali la parola e la resa teatrale sublima anche dolorose esperienze tratte da vicende personali.
Luisa (Premio Scenario Periferie 23), di e con Valentina Dal Mas è uno spettacolo di danza. Anche in questo caso, vien naturale collegare il suo originale registro gestuale con la frequentazione di case di cura per anziani, di cooperative sociali che si occupano di persone con fragilità di varia natura, ove Valentina ha tenuto laboratori. Si direbbe, infatti, che quei gesti minimalisti che, specie nella prima parte, trasmettono allo spettatore sentimenti di attenzione e accoglienza affettuosa, si siano affinati proprio nella consuetudine dell’artista con quella fragilità. Ma a ciò segue, sulle note dell’Estate dell’Inverno di Vivaldi, rielaborate da Max Richter, in un’esplosione di energia che – come spiega l’artista introducendo la sua performance – completa il suo progetto di portare in scena, attraverso la danza, il corpo della Luisa del titolo: una donna impegnata nel recupero globale di persone emarginate, “in quello che è, in quello che non né mai stata, in quello che sogna di essere” .
In Tre voci (segnalazione speciale della giuria), tratto da un radiodramma in versi di Sylvia Plath, le fabule personali intrecciate che si desumono dai materiali di sala non si traducono con evidenza in termini drammaturgici; le tre figure femminili, cui dà vita la performer Sara Bertolucci, non si distinguono con sufficiente chiarezza nella specificità delle loro tragedie personali. Colpisce tuttavia – e si appezza – la ricerca nell’uso della luce, delle trasparenze, della voce e del suono: elementi sonori e visivi sviluppati in modo originale, che caratterizzano l’intero spettacolo, cui dà un qualificato contributo la chitarra elettrica suonata dal vivo da Riccardo Scuccimara.
In anonimasequestri, (Premio Scenario 23) di Leonardo Tomasi, la struttura drammaturgica è articolata e complessa: diversi piani narrativi si intrecciano e sovrappongono, integrati anche da frammenti video. Dall’insieme emerge una forte istanza di identità sarda, coniugata ora con ironia, ora con la denuncia degli stereotipi indebitamente attribuiti alla sardità.
Essendo, Generazione Scenario 2023, riservata a compagnie sotto i 35 anni, la breve rassegna può leggersi, per la sua stessa struttura, anche come una possibile anticipazione di quello che sarà il teatro in un prossimo futuro: assistendovi mi sono sorpreso a riflettere che, da qui a qualche anno, quando le giovani compagnie oggi proposte saranno cresciute – anche nell’età dei loro componenti – le poetiche sottese agli spettacoli potranno costituire i punti di riferimento del panorama teatrale italiano.
Intanto, si nota come in tutti i lavori è presente una comune, intensa istanza personale, che – come si sosteneva nel mitico Sessantotto – sconfina nel politico, quando addirittura non vi si identifica. L’altra osservazione è l’utilizzo di una varietà di linguaggi espressivi, tradizionalmente non teatrali, ancorché ormai ampiamente diffusi, come l’inserimento di frammenti di video (vedi anonimasequestri); ma anche l’utilizzo di una tecnologia raffinata per la gestione delle luci e del suono (vedi Tre voci). Per verificare se ciò caratterizzerà il teatro di domani, non resta che attendere.
Visti il 9 e il 10 gennaio ai teatri Verdi e Munari di Milano