Akropolis: “Il potere dell’arte è manifestare una crisi e domande non eludibili.

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Le collane di Akropolis si arricchiscono di un nuovo volume: il quattordicesimo per la sezione Testimonianze ricerca azioni, curato da Clemente Tafuri e David Beronio (edizioni AkropolisLibri). Un saggio critico capace di affrontare sistematicamente e in modo analitico la scelta artistica alla base del festival che ogni anno il Teatro Akropolis di Genova propone al suo pubblico. L’edizione 2024 verteva principalmente sulla danza Butō e il Teatro di Figura, con incursioni sul Circo Contemporaneo.

Sfogliando le 154 pagine dense di pensiero riflessivo (Akropolis non segue la facile strada dell’intrattenimento che sia artistico, bensì segna sempre un solco ben definito tra arte e cultura, dove non c’è spazio per facili e stereotipate conclusioni) resta sempre aperto lo spazio dedicato al dialogo, alla ricerca di senso di quello che i direttori artistici e filosofi perseguono da sempre. Una ricerca che in ogni edizione sceglie di approfondire e sviluppare un ragionamento che esula dal contesto perimetrato del fare teatro. Iniziare il volume con la prefazione è un viaggio immersivo del quale Akropolis si fa testimone prezioso e raro nel panorama artistico italiano, dove tutto si limita a confezionare cartelloni, programmi, scelte di titoli da proporre al pubblico.

Clemente Tafuri e David Beronio – crediti foto Luca Donatiello

Scelte generaliste e poco inclini a dare un reale contributo culturale e intellettualmente valido. Basti osservare quanto è accaduto a Roma con la nomina del nuovo direttore generale del Teatro Argentina, scaduta in una litigiosità capace di creare solo un conflitto tra politica e società civile, giustamente scandalizzata per come è stata imposta la nomina, risolta con uno sdoppiamento di cariche grazie ad una modifica forzata dello statuto. Nulla a che fare con scelte di merito per risollevare le sorti di un Teatro Nazionale da troppo tempo senza una direzione efficace e scevra da contaminazioni di potere, al quale è evidente che non interessa il bene comune e una condivisione culturale aperta a tutti. Vale la pena allora convergere nuovamente sulla prefazione che introduce i 18 capitoli.

Laboratori teatrali Teatro Akropolis

La scelta di citare “Scritti su Wagner” di Friedrich Nietzsche è una sorta di incipit in grado di spiegare bene quale sia l’intento del saggio da parte degli autori: “Proprio quell’«amico dell’arte», il pilastro su cui riposano i nostri trattenimenti artistici, teatri, musei, le società di concerti, è da mettere al bando: il favore statale che viene accordato a suoi desideri, è da tramutare in sfavore; il giudizio pubblico, che ripone un valore tutto particolare proprio nell’inculcare quell’amore per l’arte, deve essere tolto di mezzo da un giudizio migliore”.

Appare come un monito per chi, oggi, deve occuparsi di programmazione e direzione artistica, alla luce di una realtà italiana in cui il “favore” vede il sopravvento costante a discapito di un auspicato “sfavore” per nulla considerato, anzi evitato. Clemente Tafuri e David Beronio spiegano bene come siano estranei da dinamiche di questo tipo: «La programmazione di un festival porta sempre con sé numerose questioni, legate alla selezione degli ospiti e alla necessità di far trasparire un disegno che non sia affidato ad una omogeneità di stili e di poetiche, ma a qualcosa di più sottile, qualcosa che richieda una riflessione per poter essere riconosciuto. Quello che accade sulla scena è sempre riconducibile alla sfera dell’azione, gli spettacoli sono atti».

Alessandra Cristiani – TRA XIII – Palazzo Ducale – crediti foto Lorenzo Crovetto

«C’è una grande confusione rispetto all’arte che diventa uno dei tanti pretesti per favorire il benessere sociale – spiegano i due autori in una conversazione a tre – quando la cultura giustifica l’arte e viene proposta al pubblico giusto per ottenere una ricaduta culturale. L’arte seguendo l’ispirazione delle pagine di Nietzsche si giustifica da sola. Il potere dell’arte è quello di manifestare una crisi, e quindi di porre domande urgenti e non più eludibili. Il problema della curatela di una programmazione non si risolve con una mera scelta tematica, con il rischio di un abbassamento di livello».

Il dialogo si avvale di nuovi spunti riflessivi nel tentativo di verificare come sia corretto procedere, come nel caso di una direzione di un festival: «Quando ci troviamo di fronte ad un evento artistico assistiamo ad un atto che cela dentro di sé un detto, e il compito di chi anima un teatro è quello di creare le condizioni perché quel detto possa manifestarsi nel compiersi dell’atto che lo contiene. Altrimenti rimane solo il tema dello spettacolo, rimane la comunicazione, rimane il racconto, per quanto traslato, di una dimensione squisitamente letteraria.

Trame nascoste. Due giornate di studi su Giorgio Colli a cento anni dalla nascita – TRA VIII – Palazzo Ducale – crediti foto Luca Donatiello

Allora l’evento artistico diventa un evento culturale». Sono concetti in grado di fare chiarezza sull’argomento dibattuto a cui va riconosciuta una coerenza e un’onestà intellettuale che contraddistingue da sempre l’operato di una delle realtà teatrali più stimolanti e riconosciute per il suo stile. Anche quando avviene uno scambio con la controparte, come in questo caso: la critica teatrale. Accade a volte che ci si debba confrontare con persone che non hanno riflettuto intorno alle cose che stanno discutendo. «Il confronto con la critica e gli studiosi su questi temi è salvifico e il rapporto con il critico presente durante il festival è il rifugio di tutti i compromessi- spiegano i due direttori – quando servirebbe un vero confronto e aprirsi ad una molteplicità a uno a uno.

Yuko Kaseki – TRA XIV – Palazzo Ducale – crediti foto Luca Donatiello

È del tutto paradossale considerare l’arte nemica della cultura, il rapporto non è così planare. La cultura nutre l’arte (“madre avvelenata”) e da il suo sostegno in cambio di un’omologazione trasformandola in oggetto/prodotto». La sintesi di questo interessante passaggio dialettico quanto concettuale si evince dalla lettura conclusiva della prefazione che sigla l’apertura del volume numero 14: «Quando si parla di manifestazioni artistiche, la cultura prende il sopravvento e si incarica di giustificare l’arte: l’arte produce benessere, l’arte genera posti di lavoro, l’arte ha un “impatto” sulla società. Quindi non bisogna temere l’arte, non bisogna temerne l’inutilità, perché in realtà l’arte è utile.

Yuko Kaseki – TRA XIV – Palazzo Ducale – crediti foto Luca Donatiello

Così la cultura nutre l’arte e al tempo stesso l’avvelena, la ingloba in sé mettendola al pari di tutte le sue altre molteplici manifestazioni, la rende innocua, anzi la rende utile. Utile come atto, mentre il suo essere detto viene consapevolmente obliato». Il rischio di finire nell’oblio però non sussiste nel caso di Testimonianze ricerca azioni e lo dimostra la vitalità che questo festival persegue a distanza dei primi15 anni di Testimonianze ricerca azioni. «Per noi è una grande sfida riuscire a mantenere la linea scelta fin dall’inizio, anche se siamo consapevoli della difficoltà nel farsi capire a fronte anche della decadenza del nostro mondo alla quale stiamo assistendo. È altresì fondamentale comunicare l’impegno profuso che ci viene dalla tenacia e dalla coerenza e nel lavorare tutti insieme, intorno a determinate scelte dove è necessario dedicare molto tempo nel riflettere e decidere: un’operazione politica che richiede di stare dentro il mondo».

La conversazione con i direttori del Teatro Akropolis si conclude lasciando, come sempre, la possibilità di aprire ad un dibattito successivo. La loro riflessione suscita nuovi stimoli ad approfondire nel solco di una ricerca dove i contributi di tutti gli artisti invitati si manifestano come azioni strutturate e mai circoscritte alla mera azione performativa fine a se stessa. Il loro lascito negli anni ha permesso di “fertilizzare” un pensiero comune dove l’ospite, sia artista, sia critico, e non ultimo rappresentato anche dal pubblico, come manifesto d’intenti condiviso e trasmissibile. Testimonianze ricerca azione non è un semplice titolo ma un impegno in cui l’Akropolis crede fermamente e lo dimostra ad ogni edizione del suo Festival.

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