Danza — 13/02/2024 at 12:59

Trittico di danza contemporanea con i coreografi Smith, Leon e Ligghtfoot e Valastro

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Anche quest’anno, come è ormai tradizione da qualche stagione, il direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala  Manuel Legris, ama far sperimentare ai suoi danzatori il lavoro con coreografi di danza contemporanea di diverse generazioni. Per il 2024 sono stati scelti tre coreografi ovvero l’americano Garreth Smith, la coppia Lèon e Paul Lightfoot del Nederlands  Dans Theatrer e l’italiano Simone Valastro, di formazione scaligera, ma poi “emigrato” all’Opera di Parigi. Questi coreografi hanno condotto i danzatori in un viaggio tra stili e linguaggi diversi, attraverso tre composizioni coreografiche in scena sul palcoscenico del Piermarini dal 7 al 18 febbraio.

REVEAL Claudio Coviello ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Nella prima intitolata “Reveal”, ovvero “Rivelazione” basata su brani di Philip Glass estratti dal Double Concerto per Violin, Cello and Orchestra e dal Tirol Concerto per Piano e Orchestra, il coreografo Garreth Smith tratta il tema della conflittualità dell’essere umano attraverso il contrasto tra maschile e femminile. La scena si apre con una ballerina vestita di bianco che danza, tra squarci di luce e penombra, davanti ad una porta nella cui cornice si stagliano due figure dai lunghi cappotti, che potrebbero essere sia uomini che donne, alla quale si aggiunge un’altra figura femminile vestita di nero, che ripete come in uno specchio gli stessi movimenti della prima ballerina.  

REVEAL Martina Arduino Alice Mariani ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Appare evidente sin dalle prime sequenze coreografiche, la necessità di Smith di porre l’accento sull’interscambiabilità dei ruoli maschili e femminili all’interno del balletto, sia attraverso la dinamica dei movimenti che nella scelta dei costumi.  Del resto, anche la stessa musica minimalista di Philip Glass, a tratti esplosiva e in alcuni momenti più ripetitiva, ben suggerisce la sequenza dei movimenti che alternano la fluidità e la lentezza, con l’energia e la velocità dei grandi salti e dei cambiamenti di direzione nello spazio scenico. Le due energie, maschili e femminili, si esprimono in maniera emotivamente coinvolgente, scambiando non solo i passi a due tra due uomini, o tra due donne o ancora in maniera tradizionale attraverso il pas de deux tra un ballerino e una ballerina, ma anche giocando sull’uso dei costumi che diventano protagonisti attivi della “mis en scene”.

 La danzatrice che compare indossando inizialmente il tipico tutù bianco della danza classica, comincia a eseguire passi di danza accademica per poi continuare con la segmentazione più spigolosa dei movimenti di stile contemporaneo, mentre il tutù si spezza in due e viene sostituito da un lungo cappotto nero. Uno di quegli stessi cappotti che vengono indossati più avanti dai ballerini maschi i quali  li usano facendoli roteare seguendo il ritmo della musica, mentre al centro compare un danzatore che indossa, a petto nudo, una tutulette nera. Tutto ciò per far capire al pubblico che nel repertorio di tradizione i ruoli sono fissi e non sono intercambiabili, nel contemporaneo invece una donna può danzare la stessa parte di un uomo, portare lo stesso costume e viceversa.

REVEAL ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Nella replica vista alla Scala perfettamente in sintonia con la poetica del coreografo, sono stati gli interpreti di questo “Reveal” di Garreth Smith, ovvero Camilla Cerulli, Agnese di Clemente, Linda Giubelli, Maria Celeste Losa, Nicola del Freo, Christian Fagetti, Emanuele Cazzato, Andrea Crescenzi, Matteo Gavazzi, Eugenio Lepera, Andra Risso e Gioacchino Starace. Di grande effetto la scelta di appendere da un lato del fondale, un cappotto come elemento scenografico che dal suolo viene issato verso l’alto allungandosi fino all’alto come una presenza incombente sui danzatori in azione.

SKEW-WHIFF-Venuti-Losa-Turnbull-Gramada-crediti foto -Brescia-e-Amisano-©Teatro-alla-Scala

Seconda coreografia in programma di serata “Skew- Whiff” creato da Sol Leon e Paul Lightfoot, lei spagnola e lui inglese, coppia di danzatori formatasi al Royal Ballet di Londra nonché entrambi ballerini del Nederlands Dans Theater e coreografi residenti. Lightfoot è stato inoltre per molti anni anche direttore artistico del Nederlands Dans Theater.   Il loro lavoro è in genere il risultato di punta di vista diversi ovvero quello di una donna e quello di un uomo. In questa coreografia, basata sulla musica di Gioacchino Rossini e che in italiano potrebbe essere tradotta come “in disequilibrio” o “fuori asse”, osserviamo due spunti di riflessione. Da un lato il tema dell’uguaglianza uomo donna, dall’altra una visione atavica, un po’ primitiva del mondo in cui gli uomini si sentono più dominatori, mentre la donna gioca la carta della sensualità.

 Nella prima parte vediamo in scena tre uomini, nella serata che abbiamo visto erano Edward Cooper, Said Ramos Ponce e Rinaldo Venuti, i quali con i loro corpi sembrano fondersi in una mascolinità scultorea, uniti dalla forza. Questo sodalizio viene interrotto dall’arrivo di una donna, Alice Mariani, dalle movenze quasi feline, che fa di tutto per attrarre la loro attenzione. I ballerini maschi all’iniziano danno l’impressione di  ignorare la sua presenza, poi invece inizia un gioco di seduzione reciproca attraverso movimenti concitati e a tratti animaleschi, in sintonia con il crescendo della musica de “La Gazza ladra” di Gioacchino Rossini.

MEMENTO ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

I due coreografi sembrano però essere, in alcuni momenti, un po’ eccessivi nell’uso di una certa gestualità che a tratti risulta troppo carica di allusioni sessuali, pur con intenti dichiaratamente ironici, ma andando un po’ troppo in contrasto con la bellezza dirompente della musica rossiniana.   Di grande effetto scenografico e coreografico sia dal punto di vista dell’impatto visivo che emozionale, è stata la terza coreografia creata da Simone Valastro per tutto il corpo di Ballo del Teatro alla Scala (16 uomini e 16 donne) e per due primi ballerini e tre coppie di solisti che nella serata vista erano la brava e intensa Benedetta Montefiore e l’ottimo Nicola del Freo, accanto ai quali danzavano anche Linda Giubelli, Marco Agostino, Antonella Albani, Claudio Coviello, Mattia Semperboni, Domenico Di Cristo e Said Ramon Ponce.

Memento-coreografia-Simone-Valastro-foto-Brescia-e-Amisano-Teatro-alla-Scala

Il titolo “Memento” è tratto dalla locuzione latina “Memento, homo quia pulvis es e in pulverem revertiris, la frase della liturgia cattolica pronunciata dal sacerdote il Mercoledì delle Ceneri, che cita a sua volta la Bibbia. L’idea della polvere, come ha spiegato lo stesso Valastro non ha in realtà nulla di religioso, ma viene associato alla vita dell’artista che prima di entrare in scena, rimane sempre al buio a respirare “la polvere del palcoscenico”. Dal punto di vista del pubblico invece, lo spettatore viene coinvolto in una sorta di moto perpetuo dei danzatori che escono dalla fossa dell’orchestra camminando lentamente su una pedana in salita, per poi scomparire nel retropalco tramite un’altra rampa, in un continuo flusso rigeneratore.

MEMENTO Benedetta Montefiore Nicola Del Freo .ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

All’inizio sono tutti schierati in scena come una grande massa di persone che si muovono all’unisono trascinati dalla musica emotivamente coinvolgente di Max Richter e David Lang, poi il ritmo incalza, la massa si scompone e iniziano duetti, quintetti in cui gli uomini e le donne sembrano entrare in guerra tra di loro, come per dire che nella vita bisogna lottare. Tutto si conclude con un lungo e faticoso cammino,  fatto di discese e di risalite  in cui i danzatori sembrano dei migranti alla ricerca di un posto dove stare per trovare la propria quiete, ma soprattutto la propria casa.

Visto al Teatro alla Scala di Milano il 9 febbraio 2024

In scena fino al 18 febbraio

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