RUMOR(S)CENA – POMPEI – Rileggere il mito alla luce del presente e soprattutto in vista del futuro, e farlo in maniera dissacrante con una delle figure iconiche della cultura classica, Odisseo, e con l’autore che lo ha reso immortale, Omero: Emilio Isgrò porta in scena un testo, Odissea cancellata, che aveva scritto nel 2003, allora come ora con una guerra in corso, quella in Iraq, gravida di conseguenze. L’opera, rimasta nel cassetto per un ventennio, ha preso forma scenica per impulso di Roberto Andò, direttore del Teatro Nazionale di Napoli, che l’ha voluta per il Teatro Romano di Pompei.
Attraverso una drammaturgia portatrice di una visione disincantata e irridente che la regia di Giorgio Sangati ha saputo interpretare coniugando vivacità e stile, Isgrò parte dall’originale greco cancellandone le parole, con un gesto che nel teatro di Pompei prende forma visiva e fisica: sulle gradinate della cavea vengono proiettati versi del poema omerico che a poco a poco, parola dopo parola, vengono cancellati lasciando in evidenza vocaboli scelti per la loro valenza semantica ed evocativa. Si formano così ombre misteriose e magiche animate dai corpi degli attori in movimento.
Alla presenza di Isgrò, novello Omero, che assiste all’azione seduto su una seggiola da regista contrassegnata dal suo nome semicancellato, si realizza un rovesciamento totale, concettuale e spaziale. Cavea e scena invertono le loro funzioni, ospitando, l’una gli attori, l’altra gli spettatori, così come si inverte il senso del poema antico; non c’è niente di eroico, né di epico: l’umanità mostra il suo nudo volto privo di maschera. Miseria morale, povertà culturale, menzogna e inganno, tutto viene prepotentemente alla luce nel nuovo racconto fatto dallo stesso Ulisse (interpretato con giusta misura da Luciano Roman) e dalle donne che hanno segnato la sua vita, Penelope, Circe, Nausica (scritta con una sola ‘a’ per distinguerla dal personaggio omerico), e infine da un infantile Polifemo, querula creatura, psichedelica più che mostruosa.
Intorno al protagonista agisce e parla un coro di “nani”, uomini e donne moralmente piccoli, che assumono di volta in volta le sembianze dei vari personaggi. Il tutto in abiti moderni che bene si armonizzano con il linguaggio composito fatto di versi liberi e attraversato da una gamma di toni che vanno dal colloquiale contemporaneo all’aulico, impastati entrambi di smitizzante, e a tratti spiazzante, ironia.
In questo terremoto di presunte certezze che crollano sotto il maglio inesorabile della realtà, c’è una luce in fondo al tunnel? Dobbiamo sperarlo sulla scorta di quanto scrive della sua opera lo stesso Isgrò: «Un testo cancellato per un paese cancellato. Ma si sa che in latino due negazioni affermano, tramutando in vita la morte».
A precedere la performance teatrale, nello spazio del quadriportico antistante al teatro, è stata realizzata in occasione delle rappresentazioni di Odissea cancellata un’installazione strutturata in cinque pannelli di legno inciso, inseriti su basi in ferro. Sui loro dorsi le cancellature dei versi greci delineano la sagoma di una nave antica, quella che portò per mare Ulisse, reliquia di un viaggio che appare ormai privo di senso. Fu un errare senza meta e senza un vero scopo, scatenato da Eolo, subdolo dio dei venti che creò una trappola stipando ad arte in un piccolo e fragile otre di capra forze naturali incontenibili, destinate a erompere con violenza e a cambiare il corso dell’esistenza di Ulisse.
Isgrò dixit.
Vista il 13 giugno 2024 nell’ambito di Pompei Theatrum Mundi.
In scena dal 13 al 15 giugno 2024.
Odissea cancellata di Emilio Isgrò
regia Giorgio Sangati