RUMOR(S)CENA – BOLZANO – Graffiante e caustica, anticonvenzionale ed eversiva Risveglio di primavera, l’opera teatrale scritta da Frank Wedekind tra il 1890 e il 1891, piombò come un masso nell’acqua stagnante della società perbenista di fine Ottocento. All’ostracismo che seguì alla pubblicazione del testo pose fine, dopo 15 anni, Max Reinardt che lo portò sulla scena berlinese nel 1906 tra applausi e critiche feroci.
Il quadro del mondo giovanile e dei suoi conflittuali rapporti con gli adulti tracciato dal poliedrico autore tedesco – era drammaturgo, attore teatrale e di cabaret, poeta, paroliere e scrittore – non ha perso, pur nell’evoluzione dei codici morali, la sua capacità di mettere a fuoco il male di vivere degli adolescenti e l’incapacità di comprendere dei “grandi”. Ne è una prova lo spettacolo diretto con sensibilità da Marco Bernardi che ha curato l’adattamento della nuova traduzione di Roberto Cavosi per una coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Da segnalare la pubblicazione del testo integrale da parte della casa editrice CUE PRESS, con la prefazione dello stesso Bernardi e la postfazione dello storico del teatro Massimo Bertoldi, recentemente scomparso.

Nell’allestimento il regista ha tradotto in azione le 19 brevi scene, su cui è articolato Risveglio di primavera, senza tempi morti, con un ritmo serrato, reso ancor più incalzante dalla pressoché totale assenza di scenografia su un palcoscenico total black, illuminato da un efficace gioco di luci ad opera di Denis Frisanco. È un vuoto funzionale alla sostanza del racconto, che gli attori, tutti, dai veterani (Patrizia Milani, Giovanni Battaglia, Giovanna Rossi, Fabrizio Contri) ai dieci emergenti (capitanati dai tre protagonisti Bianca Castanini, Giacomo Albites Coen, Giovanni Cannata) hanno interpretato al meglio, i primi giocando con perizia sui toni surreali e grotteschi, i secondi con autentica empatia. Il tutto senza forzature in direzione di una contemporaneità che è insita nelle tematiche alla base della vicenda e che viene evocata in maniera subliminale da brevi inserti di musica trap a segnare lo stacco tra una scena e l’altra.

La forza dirompente di quella denuncia, scritta 134 anni fa, mette in luce una frattura generazionale ancora in essere, che il regista ha reso icastica attraverso l’uso di maschere ispirate all’espressionismo di James Ensor, il pittore di Ostenda contemporaneo di Wedekind. Grottesche e ambigue, le maschere rivelano la pochezza di quanti, genitori e docenti, dovrebbero guidare e sostenere chi brancola nel buio dell’incertezza e dello smarrimento esistenziale. Amicizia e amore non leniscono il senso di inadeguatezza e di solitudine in cui si dibattono i giovani alla ricerca della propria identità, anche sessuale, sconcertati di fronte all’atteggiamento gelido e ottuso degli adulti.

La distanza incolmabile tra i due mondi appare evidente nella scena caricaturale e tragicomica del collegio dei docenti che, incapaci di affrontare il delicato caso del suicidio di Moritz, scioccamente dibattono sull’opportunità o meno di aprire una finestra, e lo fanno con una fredda indifferenza e superficialità che si manifesta anche al momento del funerale del giovane, rimpianto veramente solo dai suoi coetanei.
Dallo spettacolo emerge con forza una domanda: se la famiglia e la società non offrono una rete di comprensione e sostegno alle persone fragili, da chi può venire un aiuto? L’uomo mascherato che dialoga con Melchior alla presenza del fantasma del suo migliore amico nella scena finale, nell’acuta interpretazione di Marco Bernardi, lascia ambiguamente aperto l’interrogativo, se sia il demonio che condurrà il giovane alla rovina o l’angelo della salvezza.

Visto il 4 marzo 2025 al Teatro Studio del Comunale di Bolzano
Risveglio di primavera di Frank Wedekind.
Traduzione di Roberto Cavosi. Adattamento e regia di Marco Bernardi.
Elementi scenici e costumi di Roberto Banci. Maschere di Saverio Assumma. Luci di Denis Frisanco. Effetti magici e illusionistici di Francesco Scimemi.
Con Patrizia Milani, Giovanni Battaglia, Fabrizio Contri, Giovanna Rossi, Giacomo Albites Coen, Giovanni Cannata, Bianca Castanini, Matilde Bernardi, Pietro Landini, Sebastian Luque Herrera, Max Meraner, Edoardo Rossi, Emma Francesca Savoldi e Giacomo Toccaceli.
Coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale