RUMOR(S)CENA – PRATO – Una generazione nel futuro (non scritto) di una generazione che conosce solo la frontiera. Questo il messaggio che la Compagnia Odissea minore ci sollecita a comprendere e recepire (e completamente senza retorica): ci sono centinaia e migliaia di bambine e bambini che con le loro famiglie ci provano, da camminanti, invisibili, a attraversare le frontiere per poter cercare di raggiungere il confine dell’Europa con le polizie a fiato sul collo. Pagando salati conti ai trafficanti e rischiando respingimenti, botte ed anche torture. Tant’è che più vie del mare per l’Europa sono quelle dei barconi e delle carrette (taxi?) del mare, ma oltre a queste c’è chi sceglie o è costretto a raggiungere le frontiere dell’Europa attraversando la rotta balcanica attraverso Turchia, Grecia, Bulgaria, Romania, stati dell’ex Jugoslavia fino alla Croazia.

Mentre come corrispettivo non oggettivo ma diabolico, ci sono famiglie in Italia e in Europa attualmente viventi, che la guerra l’hanno vissuta attraverso narrazioni di nonni e genitori, oppure-spesso chi la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle e tornato indenne no, ma salvo, non la raccontano ai più piccoli, per preservarli dall’orrore vissuto. È stata anche questa la seconda guerra mondiale che ha portato il nostro Paese alla redazione della Carta Costituzionale del 1948, che ancora e ancora più si riverbera in questi tempi grami dove lo spauracchio dell’atomica, dei dazi di Trump al secondo mandato dopo un tentativo di colpo di Stato, ancora ci fanno patire il Novecento, secolo breve con queste derive pericolose, febbrili dinamiche dei primi vent’anni del secolo Duemila.

Dentro questa opacità dove azzurro non si vede con la guerra alle porte di Russia e Palestina, ché l’Europa ai suoi confini è anche questo e molto altro rispetto alle democrazie proprio nel rispetto legislativo e del diritto internazionale acquisito con le Carte Internazionali europee, si alza uno sguardo giovane, coraggioso, intelligente quello della Compagnia Odissea Minore (richiami a Odissea nello spazio film 1968. il film nello spazio-tempo? odissea perchè si passa dai confini attraverso la Grecia di Odisseo-Ulisse, per arrivare dalla culla del Mediterraneo fra Siria devastata da guerre e popoli nel Medio Oriente dominati dall’ ISIS in fuga per raggiungere l’Europa? però ci vuole il passaporto, il visto per passare dopo mesi di cammino sulla via balcanica per entrare in Europa. Un visto un passaporto che dai Paesi d’origine è carta straccia. perché si tratta non di un docu-film questo ideato da Odissea Minore: i giovani artisti Miriam Selima Fieno, Nicola Di Chio, Christian Elia, che in teatro hanno deciso di espandere e dilatare la loro esperienza e che il teatro lo praticano bene davvero, scegliendo di filmare in un viaggio pericoloso, e raccontare, da reporter di guerra per poi restituirla al Teatro, l’esperienza di cosa accade sui fronti di guerra, al di là delle frontiere europee lungo la rotta balcanica

Andare e filmare i fronti di guerra attuale: ci vuole coraggio e abnegazione. E protezione, almeno dalle Ong, dalle ambasciate. E rischiando, come è successo, di essere portati in caserma. Il docu-film, proiettato sul fondale è divenuto un dispositivo di drammaturgia, con in scena tre degli attori-documentaristi grazie alla produzione in prima assoluta del MET diretto da Massimiliano Civica oramai da parecchi anni e riconfermato, è appassionatamente ultra contemporaneo in coerenza di scelte artistiche: è un tema dove si fonde e confonde la capacità e intelligenza di professionismi che restituiscono in scena la contemporaneità di popoli senza diritti, senza tetto né legge. Oltre alle vicende narrate di profughi
Odissea minore: tante le fascinazioni di questo lavoro che è diario di viaggio di artisti Miriam Selima Fieno, Nicola Di Chio, il giornalista Christian Elia, la documentarista Cecilia Fasciani, una drammaturgia che intercetta giornalismo narrativo, storytelling attoriale, cinema. E insomma anche questo, ora, è lavoro, è testimonianza in presa diretta.

È teatro. Davvero. Con una foto emblematica che sveglia le coscienze di chi ancora vivo e testimone, è del bimbo siriano Alan (Aylan Kurdi tre anni fotografato, che sembra addormentato sulle spiagge, in realtà a pancia in giù perchè annegato), che aveva fatto il giro del mondo nel lontanissimo 2015 sfuggito con la famiglia dall’ ISIS. Con un comunicato della BBC che scrive” Quello fu uno di quei momenti di cui l’intero pianeta sembra interessarsi”
Odissea minore: spettacolo di Miriam Selima Fieno, Nicola Di Chio e Christian Elia, drammaturgia Christian Elia e Miriam Selima Fieno, regia documentario, riprese e video editing Cecilia Fasciani, scenografia virtuale e light design Maria Elena Fusacchia, Produzione Teatro Metastasio di Prato
Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 6 aprile 2025 in Prima assoluta