Vanaclù, la compagnia capitanata dall’attore Woody Neri, chiude la stagione TrentOOltre con lo spettacolo GabbiaNo tratto dall’omonimo capolavoro di Anton Cechov, in scena al Teatro Portland di Trento venerdì 17 maggio e sabato 18 maggio alle 21 e domenica 19 maggio alle 10 con colazione inclusa. In scena gli attori, Marta Pizzigallo, Woody Neri, Massimo Boncompagni, Gioia Salvatori, Liliana Laera, Stefania Medri, Mimmo Padrone e Loris Dogana danno vita alle vicende narrate nel testo di Cechov. Una Gabbia. Una vasca per pesci. Uno spazio finito, reso curvo dai rintocchi della noia. Nessuna via d’uscita. Solo un rincorrersi inutile in un girotondo che sa di trenino da villaggio vacanze, dove ognuno è preda inseguitrice. Lo chiamano “Amore”. L’Assenza stessa, questa è l’unica cosa viva. L’impasse, l’imbarazzo, il malessere. L’umorismo è tragedia in vacanza. Risate di barzellette a un funerale.
GabbiaNo è una riscrittura del testo di Anton Cechov senza essere un’attualizzazione, né una riduzione ma una revisione critica dello stesso Gabbiano. Il numero dei personaggi è ridotto a otto e sono omessi nomi di persone e luoghi per decontestualizzare l’azione in un tempo/luogo astratto. Tuttavia il plot del testo cechoviano è mantenuto intatto, così come è mantenuta la dinamica relazionale tra i personaggi che tale plot subiscono. Si amplifica la claustrofobia del testo originale: l’impianto scenico ruota intorno ad una piscina gonfiabile, reminiscenza di fanciullesche vacanze da cortile, a simboleggiare un lago. Un luogo che tutti descrivono come incantevole, ma che appare più come uno scantinato industriale, un rifugio antiatomico, una prigione (una Gabbia, appunto), dove i detenuti/personaggi trascorrono la loro personale ora d’aria, la loro vacanza, girando in tondo, a vuoto, nell’impossibilità mentale e fisica di evadere.
Cani alla catena, confinati in questo limbo, essi divorano passioni, gelosie, amori; ma tutto ha il sentore dello svago: anche il dolore è inflitto per noia. Si ammazza il tempo. Amare è un diversivo di fronte alla morte. Condannati ad una vita che si limita all’esistere, l’unica possibilità di trovarsi un senso è elevare l’inutile ad essenziale, la chiacchiera a filosofia, l’infatuazione ad amore, il ridicolo a tragedia. E soprattutto, viceversa.
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