Ferite a morte si apre con una scena popolata da un tappeto di scarpe rosse che segnano il confine di sangue che lega le donne agli uomini che ne hanno tatuato le estreme radici, condannandole al destino di “morte ammazzate”. È l’attualità di una femminilità negata che viene messa in scena attraverso i monologhi di quattordici donne, attrici non professioniste ma lottatrici di emozioni che seguono la palestra per attori ActorGym diretta da Vincenzo Tripodo, che ha curato la regia di questo spettacolo con cui si celebra il quinto anno della scuola messinese. Hanno collaborato alla realizzazione di questa performance Marta Swinarska e Katarzyna Andrzejczuk, inaugurando una collaborazione fruttuosa tra la compagnia Querelle e l’Università di Varsavia, che ha visto anche realizzare, con la loro partecipazione all’allestimento, il saggio teatrale degli ActorKids, i piccoli della scuola, che hanno creato un musicale e festoso Mago di Oz, curato da Cecilia Foti, andato in scena anch’esso lo scorso 27 giugno.
Si apre con un monologo tratto dall’accusa del noto prete di Lerici, Ferite a morte, tratto dal testo di Serena Dandini, il parroco interpretato da Emanuele Morabito, ha scatenato polemiche, affiggendo sul portone della sua parrocchia un manifesto in cui le donne vengono accusate di essere le provocatrici dei loro stessi femminicidi. Su questa estrema provocazione pesantemente indossata da coreute scenografiche ed eleganti, si eseguono intense danze forti come pugnalate.
Le storie narrate non trascurano nessuno aspetto della femminilità, si passa da racconti degni di personaggi “da Cavalleria Rusticana” a “cretinette” con tacco sei, strangolate con un foulard griffato; da Caltanissetta a Peshawàr, solo un fiore di loto, simbolo estremo di femminilità reca in sé speranza nel racconto di una donna bambina soldatessa, che viene freddata, “perché una donna istruita può cambiare il mondo”. La notevole spinta lirica rappresentata con violenza ma anche con grande sensibilità e con un’ottima regia, rivela una delicatezza nel mettersi in ascolto dell’altro sesso con riverenza e rispetto. Non sorprende che ognuna delle protagoniste abbia lavorato sul proprio personaggio attuando delle ricerche anche sul linguaggio e i gesti che potessero ritrarre al meglio i loro caratteri, così la donna manager in tailleur che parla con accento milanese, lascia il posto all’operaia con pettinatura anni ’80 o a un’incredibile matta che “aveva un mostro in casa”, che trasforma le parole e il racconto della sua morte annunciata, veicolando in esse un profondo senso di smarrimento, perché non può esserci un senso in ciò che ci viene raccontato. Grande carisma rivela l’interpretazione di Grazia Grasso, che inscena la storia della poetessa Susana Chavez, al grido di “¡Ni una muerta más!” e sembra ancora di sentire la pregnante eco di quei versi evocati, che narrano della città di Juarez, in cui croci rosa popolano un cimitero di donne scomparse: “Sangue mio,/ di alba, di luna tagliata a metà/ del silenzio/ della roccia morta/ di donna in un letto/ che salta nel vuoto”.
Linda Bonanno, comica figura di donna che subisce il torto di “venire ammazzata dal marito di un’altra” lei che un marito a quarant’anni non lo ha ancora, spazza via tutte le altre donando leggerezza sul finale, con una scopa degna dell’immaginario grottesco di una strega d’altri tempi. Infine un trenino di donne sorridenti e commosse toglie via la polvere di sangue dal palcoscenico, sulle giocose note di una Disco Samba, cruda sembianza surreale di una lotta di genere che riguarda anche le donne transessuali, più volte ricordate per essere in grado di allietare il settore femminile che popola questo incisivo aldilà.
Visto il 27 giugno alla Sala Laudamo di Messina
FERITE A MORTE di Serena Dandini
regia di Vincenzo Tripodo
coreografie: Antonio Gullo
aiuto regia: Cecilia Foti e Ivana Zimbaro
costumi: Angelica Oliva
con la collaborazione di: Katarzyna Andrzejczuck e Marta Swinarska
produzione: Gigi Spedale
Con: Linda Bonanno, Annamaria Cannatelli, Emilia Celi, Marielide Colicchia, Giosué Coppola, Elisabetta Di Giambattista, Carmen Foti, Grazia Maria Grasso, Anna Manfredi, Emanuele Morabito, Angelica Oliva, Annamaria Pagliaro, Stefania Panetta, Federica Pernice, Patrizia Previte, Nicole Rossitto.